Che fascino!
- Roberta Svanoletti

- 16 giu 2022
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 1 dic 2022
Dopo anni a contatto con la managerialità aziendale, ho il privilegio di vivere la managerialità come coach e sto scoprendo quanto l’esperienza fatta mi aiuti a capire e a “sentire” i manager che accompagno.
Una cosa che già pensavo ma che ora so per certo è che dividerci tra la persona e il professionista che siamo non solo non è naturale ma non è possibile e se crediamo di farlo è solo ciò che raccontiamo a noi stessi ma è una visione distorta della realtà.
Quando entriamo in ufficio tutti noi cerchiamo di non farci distogliere da temi e pensieri privati e questo è sano e dimostra la nostra professionalità ma una cosa è mantenere lucidità, un’altra illudersi di essere una certa persona quando non lavoriamo e un’altra quando lo facciamo.
Noi siamo noi sempre, non si scappa. Prima lo consapevolizziamo e prima possiamo farne uno strumento di crescita efficace, anche e soprattutto come manager.
In azienda mi sono sempre chiesta perché per alcuni la gerarchia in organigramma fosse tutto e per altri non contasse quasi nulla.
Personalmente ho sempre apprezzato le persone in quanto tali e non per il ruolo gerarchico che rivestivano e mi affascinava il carisma di alcuni manager che ben poco aveva a che fare con il loro posizionamento in azienda e moltissimo invece con quello che erano nel loro DNA e che vestivano in modo talmente naturale da risultare veri nella loro perfezione. Questi manager, dal mio punto di vista, erano così affascinanti perché semplicemente “erano”.

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