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Eppur lo sento

Aggiornamento: 16 nov 2022

In questi giorni sono di passaggio in Molise con la mia famiglia e ieri sera volevamo cenare in un ristorante locale. Su segnalazione di una persona del posto, abbiamo chiamato un'osteria della zona per verificare che ci fosse posto. Come risposta abbiamo trovato altre domande, domande inquisitorie, sospettose, diffidenti e poste con una certa ruvidità. Un atteggiamento del genere ci ha inizialmente posti sulla difensiva e stavamo per agganciare cambiando programmi ma qualcosa di inspiegabile al momento, forse più un istinto che altro, ci ha indotti a non desistere e a continuare a rispondere con educazione, frapponendo la nostra calma all’ostilità che ci arrivava. Alla fine siamo riusciti a prenotare un tavolo e ci siamo preparati, con ironia e curiosità, alla bizzarra serata.


Prima di arrivare ho istruito i miei bambini dicendo loro che probabilmente avremmo ricevuto un'ospitalità poco calorosa ma di comportarsi bene perché il bene porta bene e che dietro a certi atteggiamenti spesso di nascondono motivazioni che ci sfuggono; chiarito questo, ci siamo avviati.


Arrivati, la stessa signora della telefonata ci ha salutati senza sorriso e con un distaccato "lasciatemi cinque minuti"; da lì è partito uno sguardo complice tra noi indecisi se scoraggiarci o prenderla ridendo.....alla fine abbiamo optato per la seconda insistendo con i nostri figli a continuare con gentilezza nonostante tutto.


Dopo dieci minuti il marito della cuoca ci ha apparecchiato all'esterno come da nostra richiesta e ha preso le ordinazioni spiegandoci che da loro la pasta è tutta rigorosamente fatta in casa, le verdure del loro orto e la carne nostrana; abbiamo ordinato e aspettato. Dopo una discreta attesa (per i nostri figli stanchi e un po' insofferenti segno di scarso servizio, per me e mio marito indice di qualità) ci hanno portato dei primi perfettamente bilanciati nei loro sapori, armonici, come quelli di un tempo in cui la semplicità è riuscita ad esprimersi al massimo livello.


I nostri figli hanno alzato lo sguardo dal piatto solo alla fine dichiarando "la pasta più buona del mondo!". A quel punto abbiamo chiamato la signora per farle i complimenti e abbiamo continuato a regalarle il nostro sorriso. In un nano secondo si è seduta nel tavolo accanto al nostro, si è scusata per l'accoglienza iniziale sbrigativa, ci ha spiegato di quanto fosse stanca e di cosa avesse dovuto fare dalle cinque del mattino fino a quell'ora. Noi abbiamo continuato a parlarle con dolcezza come se ci avesse accolto nel migliore dei modi e lei ci ha regalato una chiacchierata intima in cui ci ha raccontato del suo matrimonio a 18 anni per fuggire dalla famiglia di origine, del suo passato in Inghilterra, di una disgrazia che l'ha segnata e della decisione di rientrare in Italia con il marito.

Davanti a me non c’era più una persona scorbutica e dura ma una donna forte, provata, tenace, infaticabile e con tanto amore da dare, un amore probabilmente soffocato dalla legge del fare che a volte si sovrappone a quella dell'essere, forse solo bisognosa di un sorriso e di qualcuno che sapesse "andare oltre" perché in quell'oltre forse da sola fatica ad arrivarci ma, se portata, ci sa stare.


Alla fine della serata, che per noi non è stata una semplice cena ma una nuova esperienza di vita, ci ha ringraziati restituendo un bellissimo sorriso, quel sorriso che forse latente già stava dentro di lei. Offrendoci un amaro, rigorosamente fatto in casa, ha aggiunto "grazie per avermi fatta rilassare un pò".


Salendo in macchina, mio figlio più piccolo mi ha detto "mamma, quella signora non era antipatica, era solo stanca".....sono andata a dormire serena pensando ai miei figli che nella vita, forse anche per questo, sapranno "andare oltre".




ree

 
 
 

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